60mila manifestanti si sono opposti alla creazione e allo sviluppo di un progetto costoso, inutile, dannoso.
Quella di sabato è stata una manifestazione contro l’avidità del capitalismo, pronto a sacrificare l’ambiente e la vita delle persone per gli interessi di pochi, contro uno scambio di merci sregolato e contro un presunto arrichimento (alla trickle-down) che certamente non salverà, come vorrebbero le madamine torinesi, le sorti né dell’economia torinese né di quella italiana.
In democrazia, purtroppo per le altre piazze (per i 20mila del 4 novembre e per i 30mila di Salvini a Roma) i numeri contano: Torino ha detto a chiare lettere che la Tav è un’opera che l’Italia non vuole.
Il governo faccia i suoi conti e agisca di conseguenza.