All’alba del 20 giugno del 2004 moriva improvvisamente Tom Benetollo, a soli 53 anni, colto da un malore mentre interveniva a un dibattito pubblico.
Sono passati dieci anni da allora e la sua assenza non ha smesso di farsi sentire. La sua morte ha lasciato un vuoto incolmabile. In primo luogo per noi dell’Arci, di cui Tom era presidente nazionale, ma anche per la sinistra e la democrazia del nostro paese.
” Tom é stato una grande personalità politica e, per tutti noi, una persona speciale” – dichiara Francesca Chiavacci, presidente nazionale dell’Arci – “Ha segnato irreversibilmente l’identità dell’associazione e il suo cammino verso il futuro ed é stato per la sinistra e la società civile italiane, spesso con discrezione, una mente lucida e visionaria, capace di tessere reti e alleanze, mobilitare, farci vedere lontano”.
Giornalista, dirigente della Fgci, e’ stato uno grandi animatori della protesta contro l’installazione dei missili a Comiso, che segnò la nascita del movimento pacifista in Europa e in Italia. Arrivato all’Arci nel 1987, contribuisce a fondare l‘Associazione per la Pace, diventa poi presidente di Arci Nova e dal 1997 presidente nazionale dell’Arci.
La sua presidenza ha segnato un periodo di grande rinnovamento e sviluppo dell’associazione, che si è caratterizzata in quegli anni come uno dei soggetti più attivi del movimento pacifista, antiliberista e altermondialista. Ne ha promosso la partecipazione alle grandi manifestazioni di Genova contro il G8 nel 2001, ai Forum sociali mondiale ed europeo, a Porto Alegre, a Mumbay, a Firenze, a Parigi. L’Arci, oltre ad essere una delle più grandi organizzazioni sociali che difende e pratica un’idea di democrazia attiva e partecipata, assume un ruolo sempre più rilevante nella lotta per i diritti (da quelli culturali a quelli dei migranti) e la giustizia sociale, diventa punto di riferimento per lo sviluppo dell’associazionismo, formulando proposte per una nuova legislazione nel settore.
La breve vita di Tom ha lasciato un segno indelebile nel cuore di tutte e tutti coloro che lo hanno conosciuto, che hanno avuto la fortuna di lavorare e di percorrere un tratto di strada al suo fianco. L’intera sua opera è stata un argine contro il declino e la degenerazione della politica, rigenerata nell’impegno sociale diretto. La sua grande intuizione politica sul ruolo propulsivo dei movimenti sociali per rinnovare la politica e la democrazia sostanziale è stata confermata dalla realtà, anche di questi ultimi anni che abbiamo dovuto vivere senza di lui. Immaginiamo con quanto interesse Tom avrebbe accolto esperienze come quella per l’acqua pubblica, per la riforma della cittadinanza, per la salvaguardia della nostra Costituzione, o movimenti come OccupyWallStreet o quello degli Indignados spagnoli, per citarne solo alcuni.
Caro Tom, sono passati dieci anni, ma la tua voce e il tuo pensiero non ci hanno mai lasciato.
Roma, 19 giugno 2014