Care ragazze, cari ragazzi.
Vi chiederete, ma cosa vuole da noi un’associazione come l’Arci? (cosa che starà facendo anche la stampa). Un’associazione culturale cosa avrà da aggiungere, riguardo l’inizio di un anno scolastico, che per voi, già da solo, significa tanto. Tante esperienze, tanto divertimento, ma anche tanti grattacapi, tanto studio. Insomma, tanto….
L’Arci vuole chiedervi uno di questi ‘tanto’ di più. Vuole pregarvi, più che chiedervi, qualcosa che nessun uomo istituzionale, nessuno dei vostri insegnati, né dei vostri genitori e spesso, neanche dei vostri amici, potranno – e in alcuni casi, vorranno – chiedervi. L’Arci vuole pregarvi di “viaggiare in direzione ostinata e contraria”, come raccontava il testo di una canzone di Fabrizio De André. Vuole pregarvi di imparare, oltre che a risolvere un algoritmo, anche ad assumere uno spirito critico e combattivo, imparando a dare una prospettiva alle vostre vite, dei veri contenuti.
Perché è importante sapere chi c’è nel XXII canto dell’Inferno di Dante, ci mancherebbe. Ma è altrettanto fondamentale che voi sappiate in che bolgia infernale siamo finiti nella nostra città e in quale cerchia ancora più infima finiremmo, se la Provincia di Arezzo scomparisse. Solo per fare un esempio, dei più attuali. Vi preghiamo, di imparare, battagliando. Di non lasciare quello che studiate, fermo in qualche meandro della vostra memoria, inutilizzato, ma di usarlo per emozionarvi, usarlo come vostra visione del mondo, impugnarlo come arma per vendere cara la pelle, quando qualcuno ve la chiederà.
Vi preghiamo di imparare a distinguere le ambizioni, quando sono meschine e quando no; quando le diversità non devono fare paura e che la disobbedienza, non sempre è sbagliata. Imparate a individuare le inesauribili astuzie, o persine le proprie superbie. Cercate di capire che il nostro territorio sta percorrendo un momento di pericolose infiltrazioni mafiose, più che la differenza che correva fra gli aretini Ghibellini e i fiorentini Guelfi.
Studiate Platone e la sua Repubblica, ma capite anche che la cosa pubblica, la si intende solamente stando per strada, ascoltando i mugugni della gente; la si comprende solamente se si ha un ruolo attivo nella società civile, o per lo meno un’attenzione particolare. Partecipate! Imparate a partecipare. Altro verbo tristemente disatteso in questi ultimi anni. Partecipate e non state a guardare, perché il mondo è anche il vostro.
Diventate un’anomalia, in questa società in cui la consuetudine è la legge portante. Fate diventare questo, il vostro vero dovere di studenti. Cercate di essere dei “servi disobbedienti alle leggi del branco”, come chiosava nella stessa canzone, il vecchio De André, solamente allora la nostra “preghiera” sarà arrivata alle orecchie di chi di dovere.
Solamente allora, voi, sarete dei veri studenti.