PRESIDIO ANTIRAZZISTA
Lunedì 3 ottobre 2022
Brescia Corso Zanardelli angolo via Mazzini ore 17.30-19.00
Il 3 ottobre 2013, in un naufragio al largo delle coste di Lampedusa, hanno perso la vita 368 migranti. I superstiti furono 155, di cui 41 minori. Per questo abbiamo individuato nel 3 ottobre una data simbolica, non soltanto per commemorare le vittime di quel naufragio, ma per ricordare le migliaia di persone che regolarmente muoiono annegate nel Mar Mediterraneo o restano bloccate ai confini orientali d’Europa.
Anche il giorno 11 ottobre 2013 avvenne un grave naufragio a sud di Lampedusa, dove si rovesciò un peschereccio con a bordo circa 500 persone, un quinto dei quali minori, ne morirono 268 di cui 60 bambine e bambini, provenivano dalla Siria in guerra. Il dr Jammo, a bordo con la famiglia, chiese ripetutamente soccorso alla guardia costiera italiana. La centrale operativa italiana ha detto ai profughi di chiamare Malta. I soccorsi giunsero tardivamente.
Purtroppo a distanza di nove anni si continua a morire nel Mediterraneo centrale ed orientale, lungo la rotta atlantica e balcanica, nel Canale della Manica e lungo i confini fra Polonia e Bielorussia.
Dal quel 2013 oltre 22.000 persone hanno perso la vita nel solo Mediterraneo, persone di cui spesso non si conosce il nome.
PROGETTO DNA: Il Comitato 3 ottobre, che da allora agisce iniziative di sensibilizzazione di giovani e istituzioni, è impegnato regolarmente nel tentativo di dare un nome alle numerose vittime delle stragi in mare. Attualmente in Italia ci sono migliaia di persone migranti morte in mare ancora senza un nome. Questa attività avviene grazie alla collaborazione con l’Istituto Labanof.
Il laboratorio di antropologia e odontologia forense (Labanof) dell’Istituto di medicina legale della Statale di Milano, guidato dal medico legale Cristina Cattaneo, cerca di dare un nome alle vittime dei naufragi.